Inaugurazione mostra 2 dicembre 2017: “Dentro i libri, con Bruno Munari. I libri diventano installazioni”
Vernissage ore 18.30 | MUST Museo Storico di Lecce, via degli Ammirati, 11
Info:
La mostra rimarrà aperta dal 2 dicembre 2017 sino al 27 maggio 2018, dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13.30 e dalle 15.30 alle 19; ingresso 4.50 € (valido anche per la visita a tutto il museo); ridotto 2.50 €
www.mustlecce.it;
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; tel. 0832 183 0851; cell. 393.8438170
Referente Melania Longo:
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; cell. 3938438170
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/dentroailibriconmunari/
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Sabato 2 dicembre, verrà inaugurata presso il MUST- Museo Storico di Lecce la mostra “Dentro i libri, con Bruno Munari. I libri diventano installazioni”, un progetto di LedA Laboratori e Picturebook Fest- Festival dell’arte e della letteratura per ragazzi di Lecce, a cura di Corraini Edizioni.
Per la prima volta a Lecce viene organizzata una mostra dedicata al lavoro di progettazione e ricerca di Bruno Munari intorno al libro inteso come oggetto totale, per celebrare il centodecimo compleanno del più eclettico artista-designer italiano del Novecento.
Tre stanze, al piano terra del Museo Storico di Lecce, diventano spazi di interazione, dove i libri- installazioni invitano la partecipazione giocosa dei bambini e degli adulti, che potranno attraversare, toccare, reinventare tre classici della ricerca di Munari: “Nella nebbia di Milano”, “Guardiamoci negli occhi” e “Le macchine di Munari”, tutti libri pubblicati attualmente dalla casa editrice Corraini.
Munari, che ha lavorato con Corraini per più di 20 anni, rappresenta per eccellenza l’idea di contaminazione e ricerca attraverso diversi linguaggi. E’ stato artista, grafico, designer, autore e ha dedicato la propria attività creativa alla sperimentazione, declinandola in ogni sua forma e affiancandole un’attenzione particolare per il mondo dei bambini. Il libro per Munari è un’opera, esattamente come un quadro, una scultura. E' un progetto, e come tale può essere “smontato”.
«E’ probabile che tutti i bambini del mondo, dopo aver giocato un poco o tanto con un giocattolo, lo smontino per vedere come è fatto. Gli adulti dicono che i bambini rompono i giocattoli. Non è vero. I bambini li aprono per vedere cosa c’è dentro. Molto spesso con i pezzi del giocattolo rotto non si può costruire niente altro. Qualche volta con i pezzi si può costruire qualcos’altro» Bruno Munari, Una cosa si trasforma in un’altra.
La mostra nasce dall’attenzione che i Servizi Educativi del Museo Storico di Lecce dedicano da sempre all’educazione al visivo attraverso, non solo la mediazione del patrimonio museale, ma anche del libro illustrato, considerato anch’esso alla stregua di un’opera d’arte.
Da questa attenzione ne è nata una biblioteca, la Libroteca d’Arte, realizzata dall’associazione LedA, una collezione di oltre mille volumi di albi illustrati di editoria internazionale, di cui i libri di Bruno Munari, raccolti all’interno, ne costituiscono il nucleo vitale.
La mostra resterà aperta sino al 31 marzo 2018 proponendo un denso programma di visite partecipate, di seminari e incontri per adulti e di atelier e laboratori per scolaresche, bambini e famiglie.
Si intitola "Dietro le porte di Lecce" la mostra fotografica del giornalista Andrea Gabellone che sarà inaugurata alle ore 18 di domenica 17 dicembre, all'interno della Sala 3 del Must, il Museo Storico della città capoluogo.
Il reportage fotografico ha come protagoniste diverse comunità etniche e religiose di Lecce. Racconta una realtà pressoché sconosciuta alla maggioranza dei leccesi, evidenziando da un lato la ricchezza e la pluralità delle culture che abitano nel capoluogo, dall'altro i disagi che talvolta queste comunità si trovano ad affrontare non potendo contare su luoghi adeguati – per spazio e decoro - alle loro funzioni religiose.
Lecce è davvero città di integrazione? Esiste integrazione senza conoscenza dell'altro? Sono alcune delle domande alle quali il giornalista ha provato a dare una risposta nella realizzazione del reportage, che mira ad aprire "le porte" di Lecce ai leccesi in un momento in cui, in tutto il Paese, si dibatte sul perimetro entro il quale l'integrazione può e deve avvenire, nella condivisione di diritti, doveri, spazi e, qualche volta, destini.
La mostra conta in tutto 40 scatti scelti. Ha ottenuto il patrocinio del Comune e della Provincia di Lecce e il sostegno di Axa Cultura e del progetto S.P.R.A.R. "Il Salento accoglie Lecce" gestito dall’A.T.S. “G.U.S. - L’Arcobaleno.
Sarà aperta al pubblico dal 17 dicembre al 14 gennaio, dalle 10 alle 13.30 e dalle 15.30 alle 19. L'accesso al Must nel giorno dell'inaugurazione dell'esposizione fotografica sarà gratuito. Nei giorni successivi, come sempre, i biglietti per visitare le mostre nel Museo storico costeranno 4.5 euro (ticket intero) e 2.5 euro (ticket ridotto).
Il Museo Storico di Lecce – Must in collaborazione con l’Associazione per il Disegno Industriale – ADI - Delegazione Puglia e Basilicata e con il patrocinio del Comune di Lecce e dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Lecce presentano la mostra
“Alessandro Guerriero: al diavolo Alchimia!”
a cura di Cintya Concari e Roberto Marcatti.
Tutto è in prestito, non esistono spazi, non esiste struttura e i luoghi sono molti. Stiamo parlando della mostra “Alessandro Guerriero: al diavolo Alchimia!” a cura di Cintya Concari e Roberto Marcatti allestita presso il Must di Lecce, dove tutto ciò che viene esposto per raccontare i quaranta anni del movimento Alchimia è originale, discontinuo e destrutturato. Attore principale della mostra è l’imprevedibile attività mentale come fenomeno di comunicazione spontanea, solitaria o in gruppo. I suoi riferimenti sono i diversi, le avanguardie, i paranoici, i selvaggi, gli umanisti, le culture arcaiche e oggi più che mai, il sociale.
Il movimento Alchimia nasce a Milano nel 1976 per opera di Adriana e Alessandro Guerriero. Siamo nel pieno degli anni 70, anni “creativi” presupposto per la futura svolta economico-sociale, gli anni di Marcuse e della contestazione giovanile nel mondo occidentale. Intorno al movimento Alchimia esplode l’Hi-Tech, nascono i moderni computer, Hollywood diventa la “mecca del cinema” e le radio cambiano il loro linguaggio, nasce la musica disco, impazzano gruppi come i Bee Gees, gli Abba, Donna Summer, i Matia Bazar. Il look è caratterizzato dai colori e dalle stampe, fiori enormi e disegni geometrici. La minigonna di Mary Quant e il marchio Ray Ban con i suoi occhiali a specchio sono un must. Nasce il “consumismo”. Si va verso gli anni “da bere”, anni della esplosione del marketing e della comunicazione di prodotto e d’impresa. Sono gli anni del novello mito, l’immagine.
Un insieme di teste brillanti all’interno di Alchimia, da Alessandro Mendini a Ettore Sottsass, da Andrea Branzi a Riccardo Dalisi, tutti con la stessa e identica pulsione ma con specificità e primati differenti, cambiano il sistema del design internazionale, raccogliendo l’eredità degli anni radicali, registrando l’effervescenze della società civile di allora, svecchiando il mondo del progetto tra arti decorative e design con un mondo di forme libere, sperimentali e innovative nel loro segno provocatorio e rumoroso. Si prepara la strada all’uragano del gruppo Memphis costituitosi nel 1980 a Milano a seguito di una riunione nella casa di Ettore Sottsass a cui parteciparono Michele De Lucchi, Aldo Cibic, Matteo Thun, Marco Zanini, e Martine Bedin, e del gruppo Zeus del 1984 con Maurizio Peregalli, Sergio Calatroni, Marco Tini, Davide Mercatali, Ettore Raffaldi, Mizio Turchet, Cinzia Tomaciello, Walter e Roberto Marcatti.
Nel 1982 Alessandro Guerriero partecipa alla fondazione della scuola di design Domus Academy in cui si inizia a insegnare teoria e pratica di una nuova progettualità. Nel 1984 inizia una Nuova Alchimia con il marchio Zabro ed è l’imprenditore Aurelio Zanotta a favorire questa collezione di carattere post industriale. "Alchimia" diventa sempre più un luogo di ricerca sul design, l'architettura e la moda. È un luogo di contaminazione di linguaggi. La stretta collaborazione tra Alessandro Guerriero e Alessandro Mendini, insieme allo studio fotografico Occhiomagico, produce 24 copertine per la rivista Domus negli anni 1982,1983 e 1984, che testimoniano la svolta imposta alla fotografia che racconta di paesaggi progettati, di oggetti immaginati, di abiti di là da venire. La fotografia comincia a rappresentare in maniera verosimile il progetto e non l'oggetto. E ancora nel 1988 Alessandro Guerriero fonda la rivista Ollo, rivista senza messaggio, fatta di cento pagine non rilegate e non numerate e di sole immagini.
Passata la “magia” dei rampanti anni Ottanta, gli anni Novanta imboccano la strada di un più sobrio realismo, che inizia a fare i conti con le difficoltà della globalizzazione. Un decennio fra la “Milano da bere” ormai finita e un futuro che non presagiva rose e fiori.
Nel 1992 si conclude il sogno Alchimia ma non il lavoro alchemico di Alessandro Guerriero. Gli anni novanta e duemila lo vedono protagonista della nascita di Futurarium, scuola di progetto che confluirà nella NABA (Nuova Accademia di Belle Arti) di cui sarà Presidente per anni.
Gli anni 2000 sono caratterizzati da una società dominata dalla solitudine e dalla incomunicabilità, una società sempre più competitiva e indaffarata con poche nascite e famiglie di dimensioni sempre più ridotte in cui l’impegno e la creatività di Alessandro Guerriero si pone a tutto tondo a servizio del volontariato e dell’associazionismo usando la stessa formula alchemica sperimentata già quarant’anni prima.
Esempi straordinari i laboratori di autoproduzione di oggetti di design, come quelli della Cooperativa del Granserraglio fondata da Alessandro Guerriero nel 1997 con il detenuto Saverio Pisani e padre Vincenzo Musitelli, presso il carcere di San Vittore di Milano, divenuta ormai una struttura stabile che realizza manufatti di grande originalità o la nascita della scuola Tam Tam, scuola libera di progetto o del progetto liberato che sottolinea ancora una volta la sua infinita progettualità.
E di recente i progetti Normali Meraviglie, esposto quest’anno alla Triennale di Milano e Sedie d’autore, altro progetto ambizioso realizzato nei laboratori di terapia della Sacra Famiglia di Cesano Boscone trasformati per l’occasione, in “labirinto di idee”. Tutti gli oggetti prodotti sono realizzati da persone con disabilità che decorano e abbelliscono una serie di sedie progettate da Alessandro Guerriero ed esposte al Salone del Mobile 2017, dove la debolezza e la fragilità delle persone “diverse” diventano un valore aggiunto.
La mostra inaugura venerdì 23 Giugno alle ore 19.00
Press Preview – giovedì 22 Giugno alle ore 11.00
“Alessandro Guerriero: Al Diavolo Alchimia” rimarrà aperta al pubblico fino al 30 ottobre
Infopress: Cintya Concari cell 335 246589 Orari di apertura e ticket:www.mustlecce.it
Roberto Marcatti cell 348 880673
Il Living Lab presso è un ambiente dedicato alla fruizione di alcuni Beni Culturali, tramite strumenti multimediali, della città di Lecce a partire dall’età messapica.
ATTIVITA’
Tavolo interattivo, che permette di effettuare ricerche tematiche, nonché di sviluppare un percorso personalizzato con l’obiettivo di orientare il visitatore alla scoperta della città;
Pavimento interattivo, il quale con scopo ludico-didattico permette di far scoprire gli scorci più suggestivi del centro storico di Lecce;
Filmati 3d con ricostruzioni virtuali dei siti archeologici di età romana e messapica (teatro ed anfiteatro romani, tomba messapica ipogea).
CinematoGrafica - Inaugurazione 13 Marzo ore 18.30
CinematoGrafica, locandine originali delle proiezioni cinematografiche del Teatro Apollo di Lecce degli anni ‘50 è la mostra di locandine e fotobuste appartenenti alla collezione privata della Famiglia Manzo di Lecce, a cura di Antonio Manzo e LedA laboratori.
L’esposizione, che comprende un centinaio di manifesti di film proiettati al Teatro Apollo, il cinematografo nel cuore di Lecce, tra il 1952- 1957, mette in mostra un respiro di immagini tratte dal florido momento cinematografico vissuto a metà del ‘900 dal cinema internazionale ed italiano.
La locandina era in quegli anni l’attrattiva principale per unfilm: essa stuzzicava la fantasia di chi si soffermava ad ammirarla, soprattutto in un periodo in cui i cosiddetti trailers erano miraggio esclusivo di coloro che frequentavano le sale cinematografiche. Il successo della pellicola era così in buna parte affidata alla comunicazione visiva delle affiches, alla bellezza e all’efficacia dei montaggi fotografici.
La mostra è una selezione di pellicole a volte poco note ai più, ma pur sempre documenti significativi del costume e delle tendenze di un’epoca, non meno famose per cinefili sopraffini, appartenenti ai seguenti generi: dal noir al western, dalla guerra alla commedia, dalla rivista al musicale al drammatico.
Le locandine costituiscono una parte della collezione iniziata da Antonio Manzo, commerciante leccese dagli anni '20 agli anni ‘50, e portata avanti da suo figlio Dino.
Oggi i manifesti, questi disegni pittorici di un’epoca così cruciale tornano a parlarci del passato grazie alla passione del nipote omonimo, Antonio Manzo, il quale continua a diffondere la passione cinematografica di famiglia con rassegne in tutto il Salento.
La mostra, propone anche un percorso parallelo arricchito da documenti della famiglia Cappello, fautrice della costruzione del teatro, da alcuni abiti femminili degli anni ‘50 provenienti dalla collezione di Grazie Lepore, da documenti e articoli di giornale che narrano di alcune vicende legate al Teatro Apollo ed infine, da un vero e proprio gioiello delle sale cinematografiche, un proiettore cinematografico 35 mm degli anni ‘30, funzionante fino agli anni ‘50.
Il viaggio di Jenny Okun a Lecce è cominciato nel 1997, quando era conosciuta per le sue strabilianti interpretazioni fotografiche dell’architettura moderna e contemporanea – precise, astrazioni stratificate ottenute facendo avanzare manualmente la pellicola nella macchina fotografica allo scopo di creare esposizioni multiple sovrapposte.
Il MUST , sabato 1 febbraio, presenta, nelle sale del piano terra, la collezione di opere di alcuni scultori pugliesi del XX secolo. Tale collezione semipermanente rappresenta l'inizio di un progetto espositivo - MUSTINART2 - che si inaugura sabato 8 febbraio e che si svilupperà in seguito grazie ai comodati d'uso, i prestiti e le donazioni di numerosi artisti.
Con le 59 opere realizzate tra 1958 ed il 1981, la mostra permanente propone alcuni tra i lavori più significativi di Cosimo Carlucci, geniale scultore salentino apprezzato a livello nazionale ed internazionale negli anni '60-'70 e che nel corso della sua carriera ha ricevuto omaggi critici da Argan, Portoghesi e Fagiolo.