Fortunato Depero (Fondo (Trento) 1892 – Rovereto 1960) compie i suoi primi studi a Rovereto presso la Scuola Reale Elisabettina, dove matura capacità manuali rigorose, una predisposizione che approfondisce negli anni successivi mantenendo una eccelsa qualità artigianale e che esploderà con l’avventura futurista a fianco di Marinetti, Cangiullo e Giacomo Balla. Con loro è presente a Roma nella Esposizione Libera Futurista Internazionale (1914). Fondamentale fu, per la sua sperimentazione tessile, il laboratorio aperto a Rovereto con la moglie Rosetta, una vera e propria – come lui la definì – Casa d’arte per ogni tipo di manufatto, dai cartelloni pubblicitari agli intarsi tessili, dai mobili ai costumi teatrali per balletti. Un’arte per la vita, dunque, una scelta che caratterizzò quello che viene definito come il Secondo Futurismo di cui fu grande protagonista insieme all’amico Giacomo Balla. Tra le sue collaborazioni più prestigiose negli anni Venti ricordiamo quella con Sergej Djagilev per i costumi dell’opera Il canto dell'usignolo, su musiche di Stravinskij, con Picasso, per lo spettacolo Parade, e con il poeta svizzero Gilbert Clavel nella realizzazione del suo primo Teatro plastico.

Questa tarsia, intitolata Bagnante tratta da un originale di Depero del 1918 e realizzata nel 1973 nell’atelier d’arte tessile di Elio Palmisano (GIULIANO 2016, pp.293, 306, fig. 114) traduce un dipinto a olio di Depero del 1918 e lo fa quasi sessant’anni dopo, nei modi propri che l’autore aveva messo a punto con delle scelte materiche e tecniche che, se oggi appaiono usuali, ai tempi costituirono una vera rivoluzione nell’ambito dell’arte tessile, novità che stentarono ad essere comprese dal pubblico e dalla critica. Fa fede una attenta lettura che ne diede Carlo Carrà in visita alla Biennale di Monza nel 1923. «Gli arazzi, i tappeti, tutte le stoffe in genere esposte a Monza ci hanno interessato in quanto che siamo convinti che, anche in questo campo, vi sono delle possibilità nuove, che, qualora venissero sviluppate, porterebbero al nostro paese un sensibile vantaggio, Una sola cosa è da lamentare, ed è che l’arte delle stoffe usate per combinare dei piacevoli pannelli, non abbia da noi ancora il suo pubblico, Gli stessi critici sono piuttosto diffidenti. Se così non fosse non si capirebbe, per esempio, l’indifferenza, meglio, il dispetto, con cui venne accolta dalla critica la sala dedicata a Fortunato Depero» (CARRÀ 1923, p.33). La novità non è solo costituita dai motivi, ludici e schematici, riconducibili ai Balli plastici messi in scena nell’aprile del 1918 a Roma, ma si estende anche ai materiali. La necessità di tradurre in campiture piatte, con forti accensioni e saturazioni cromatiche, portò Depero a inventare queste tarsie in panno con parti ricamate. A ciò si aggiungono anche parti ricamate dove i punti si susseguono in modo regolare così da preservare una armonia cromatica pur nella differenza materica. (g.a.)

 

Bibliografia sintetica: carrà 1923; fossati 1979; giuliano 2016.