05.05 - "Terra" al Teatro Paisiello

Domenica 5 maggio, alle ore 21, al teatro Paisiello, Quarta Ipotesi Performing Arts Center presenta Terra.
Attraverso la danza dell’unica protagonista della pièce Lucia Della Guardia, le musiche si Sergio Altamura e la progettazione drammaturgica e la regia di Umberto Binetti, Terra narra la storia, mai interrotta, del rapporto dell’uomo con la natura e l’ambiente, elementi determinanti perché non si perda definitivamente il senso del nostro vivere sul pianeta Terra.
La performance di teatro danza “Terra”, produzione di Quarta Ipotesi - Performing Arts Center - continua il percorso del Gruppo iniziato con l’evento multietnico Oracles che nel 1997 chiuse la nona edizione del Festival Internazionale del Mediterraneo. Dopo dieci anni dedicati al teatro sperimentale seguendo la strada di Eugenio Barba di cui Umberto Binetti è stato allievo nell’ISTA del 1987, Quarta Ipotesi intraprende una sua autonoma idea del “fare teatro” legata al lavoro metodologico di Tadeutz Kantor sull’ottica della “condizione di morte”, necessaria all’attore per avvalersi di una dignità alta rispetto all’individuo spettatore.
Oracles (1997), Vlad navigatore (1998), Vlad navigatore… o della sua Ombra (1999), Foglie di guerra (2000), Dum al Cuore (2001), Co-Incidenze - Atto sulla follia (2003), Vuoi fare il cane? (2004), Padre passaporto (2005), Anime di sabbia (2006-2007), Answer us (2009), Vuoto pneumatico (2010), Terra (2011-2012), vede protagonisti sulla scena individui/attori formatisi nei laboratori che Quarta Ipotesi realizza in tutta Italia.
A tali “personaggi” al di là di una rigorosa formazione tecnica necessaria per l’uso del corpo come mezzo di comunicazione (la voce è considerata come un quinto arto), viene chiesta esclusivamente la disponibilità ad attraversare con assoluta dedizione il confine che delimita il mondo degli spettatori (indistinto e talvolta spersonalizzato) per inoltrarsi corpo e anima nel mondo del palcoscenico (simbolo del nuovo territorio) all’interno del quale si chiederà loro di non recitare (termine che nella vita di ogni giorno rappresenta negatività), di non interpretare (nella vita quotidiana interpretiamo sempre più parti a secondo della situazione che viviamo) ma di vivere l’individuo/personaggio assegnato.
Ciò che Kantor chiama, appunto, “condizione di morte” intendendo l’enorme dignità che assume un corpo/individuo, ai nostri occhi, quando ha attraversato l’ultimo grande confine. Così facendo il teatro si libera del suo elemento di spettacolarizzazione, donandoci momenti di vita reale vissuti sulla scena/spazio.